Venerdì 28 gennaio è stato presentato a Torino, nel corso di due distinti eventi (in mattinata e poi nel pomeriggio) il progetto del “Polo Culturale Missionario IMC” del quale Mediacor ha curato l’ideazione e ora sta coordinando la realizzazione.
Si tratta di un intervento importante che, attraverso la ristrutturazione di una parte della Casa Madre dei Missionari della Consolata, punta ad offrire in primo luogo alla città ed alla chiesa di Torino una nuova proposta di spazi di incontro e di visita. I lavori si concluderanno entro la fine del 2022 per consentire l’apertura al pubblico ad inizio 2023.
Questo luogo sarà dedicato alla conoscenza ed al dialogo tra i popoli, le culture e le religioni.
Uno spazio espositivo moderno e interattivo che diventi un punto di riferimento da integrare con la rete museale del territorio, con percorsi a disposizione di scuole, associazioni e visitatori. L’iniziativa è stata illustrata in mattinata dal Superiore generale dei Missionari della Consolata, padre Stefano Camerlengo alla presenza del sindaco di Torino, Stefano Lo Russo, a cui sono state simbolicamente consegnate le chiavi del cantiere avviato ai primi di gennaio.
Nel pomeriggio, invece, la presentazione e la visita al cantiere è stata dedicata al mondo ecclesiale e associativo, con la presenza di rappresentanti della diocesi e delle realtà presenti nella comunità torinese.
Il nuovo Polo culturale valorizzerà al meglio le collezioni museali e il patrimonio archivistico che l’Istituto Missioni Consolata ha con cura conservato e tutelato da oltre 100 anni nel Museo interno, su indicazione proprio del fondatore Allamano. Un “luogo della memoria” sarà presto allestito anche in Kenya, a Nairobi, dove arrivarono i primi missionari nel maggio del 1902, creando così un ponte ideale di comunicazione tra Torino e l’Africa. Del team di lavoro per l’allestimento del nuovo Polo culturale fanno parte: Paolo Pellegrini e Simona Borello (Mediacor), Margherita Bert e Massimo Venegoni (architetti), Luca Olivieri (regista), Elisabetta Gatto (antropologa), Anna Peiretti (scrittrice per l’infanzia), Piera Gioda (formatrice), Gabriele Magagna (progettista tecnologico, Acuson-Sistemi integrati multimediali) e i missionari della Consolata padre Ugo Pozzoli, padre Antonio Rovelli, padre John Nkinga, padre Fabio Malesa e padre Piero Demaria.
Nel suo intervento padre Stefano Camerlengo, superiore generale IMC: «È uno spazio a disposizione della città per “incontrare il mondo”, un luogo innovativo a servizio della conoscenza delle culture, dei popoli, degli ambienti naturali e delle città del nostro pianeta. Uno spazio a servizio specialmente dei ragazzi e dei giovani, delle scuole e delle università, ma anche di tutti coloro che vorranno mettere in gioco la loro curiosità per conoscere gli altri. Si tratta, infine, di uno spazio a disposizione della Chiesa piemontese, da cui siamo nati e che ci ha inviati nel mondo e con la quale condividiamo il nostro patrimonio affinché continui a mantener vivo il fuoco della missione».
Secondo l’architetto e curatore del progetto: Massimo Venegoni «Stiamo lavorando a un percorso espositivo multimediale che si svilupperà su tre piani intrecciandosi con aule didattiche e sale convegni. Alle collezioni etnografiche e mineralogiche si affiancheranno approfondimenti su temi decisivi per il futuro dell’umanità come la sostenibilità ambientale, il dialogo multiculturale e interreligioso, un nuovo modello di sviluppo economico, la difesa dei diritti umani, l’accoglienza e la solidarietà, la testimonianza personale per la giustizia, la custodia del creato».
Per l’amministratore delegato di Mediacor Paolo Pellegrini «Si metteranno a punto le migliori tecniche espressive e di coinvolgimento per i visitatori. Stiamo creando una rete di partner strategici con i quali collaborare per definire il progetto esecutivo di allestimento e soprattutto organizzare l’efficace utilizzo nel tempo di questo luogo attraverso azioni di capacity building, di implementazione tecnologica e di comunicazione esterna, di individuazione di soluzioni per accrescere l’accessibilità degli spazi e l’interattività del percorso espositivo».